Mastering Audio

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Mastering Audio, un mistero per molti produttori che hanno iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica.

In questo articolo ti spiegherò che cos’è un Mastering Audio e a cosa serve esattamente.

Per discutere le tecniche di Mastering invece, ritengo sia più appropriato scrivere un’apposito articolo poichè ritengo che, essendo la fase più importante in una produzione musicale, meriti il giusto spazio.

Mastering Audio, che cos’è?

Il Mastering è un processo complesso che fa uso di apparecchiature specifiche e di qualità decisamente elevata, e che imprime al prodotto finito un sound definito pronto per essere impachettato e immesso sul mercato.

In origine quando il Mastering si doveva trasferire su un disco in vinile, lo si considerava un’arte proprio per il procedimento molto complesso che permetteva di trasferire le tracce sul supporto fisico.

Oggi, grazie all’uso di software di alta qualità, è possibile ottenere gli stessi risultati a costi decisamente meno elevati e con meno lavoro.

Questo sfondo storico fa capire perché molte persone credano che la parola Mastering si riferisca alla masterizzazione (scrittura del prodotto finito) su un CD.

In realtà non è così, la parola Mastering si riferisce al vero e proprio processo di finalizzazione, non alla masterizzazione.

I software oggi a disposizione, per quanto di qualità elevatissima, sono strumenti complessi che richiedono competenze specifiche per essere utilizzati, quindi, possiamo dire che anche oggi fare un mastering sia un’arte, aggiungerei un’arte per pochi.

Molti Sound Designer e produttori si specializzano in questa disciplina, fornendo ai propri clienti un prodotto di alta qualità e dal timbro sonoro caratterizzante.

Ogni Mastering ha caratteristiche differenti

Non si può adottare lo stesso procedimento per ogni genere musicale, sarebbe un grave errore da parte di un Sound Designer trattare un brano EDM al pari di un brano Rock, proprio per le caratteristiche timbriche e le necessità di ascolto molto diverse fra loro.

Non esiste una tecnica unica da apprendere per poter affermare di saper fare un Mastering di Qualità.

Bisogna avere una profonda conoscenza del mercato musicale nel quale si vuole immettere il prodotto, degli strumenti richiesti per la creazione del Mastering e certamente un’ottima capacità creativa che renda il prodotto davvero unico e facilmente riconoscibile.

La difficoltà maggiore, per colui che si dedichi al Mastering, è proprio quella di creare tale caratterizzazione sonora riportando fedelmente (e senza alterazioni non desiderate) il carattere artistico del prodotto.

Le basi tecniche del Mastering

Il processo di Mastering, per quanto sia professionale la persona a cui lo avete affidato, non fa “miracoli” su un prodotto che non rispetti delle semplice regole d base.

Queste sono i concetti di base per ottenere un risultato finale di qualità:

  • Il Mixing della traccia dev’essere di alta qualità. Se un mix è stato effettuato con leggerezza non sarà di certo il Mastering a migliorarlo. Il Mastering enfatizza le qualità migliori di un brano e attenua quelle più negative, in questo modo fa risaltare ciò che di buono c’è. Se la fase di Mixing porta ad un prodotto scadente, il Mastering enfatizzerà proprio questa caratteristica, rendendolo ancora più sgradevole.
  • Non cambiare l’ambiente di produzione durante la creazione dei brani. Se ci sono parti registrate dal vivo è un effetto che si sente ancora di più. Se prima registri un pianoforte nella sala da pranzo e successivamente la chitarra nel bagno di casa si creerà un inevitabile sbalzo qualitativo che difficilmente verrà colmato.

Anche per gli ascolti di riferimento non sarà una buona idea cambiare lo studio durante la produzione. Come sappiamo, ogni luogo ha le sue caratteristiche acustiche, ogni monitor ha una sua equalizzazione e così tutte le attrezzature all’interno di uno studio, sia esso analogico o digitale.

Dunque il compito del Sound Designer consiste anche nello scegliere il giusto ambiente di lavoro, e questo può variare a seconda del genere del brano e alle caratteristiche dell’artista.

  • La sequenza dei brani all’interno dell’album è vitale. Già, perché sebbene un artista abbia un’idea ben definita del suo progetto sarà proprio il Sound Designer a scegliere i giusti tempi di pausa fra le varie tracce, il modo in cui ogni traccia si conclude, sia esso un fade sul volume o un crash che lascia tutto in sospeso.

Queste sono tutte questioni che il Sound Designer, il produttore e l’artista dovranno discutere prima di iniziare il processo di Mastering. In questo modo saranno sicuri di remare tutti nella stessa direzione.

  • Il volume del progetto, una gatta da pelare! Non è un mistero che il livello di volume di oggi sia molto più alto di quello di 10 anni fa. Questo fenomeno, che prende il nome di Loudness War, si è reso necessario per diversi motivi.

Il primo è certamente dovuto all’industrializzazione, la quale ha aggiunto un rumore di fondo nelle nostre città che in molti casi rendeva letteralmente non udibili alcuni brani.

È lo stesso motivo per cui parliamo con toni di voce molto più alti rispetto agli anni ’80, ’90.

Il secondo motivo, che oggi ha certamente una valenza più importante, è che, una traccia che suoni ad un volume più elevato tenderà a spiccare maggiormente quando sarà riprodotta sulle diverse piattaforme.

Per ottenere livelli così elevati di volume si sfruttano tutte le tecnologie a disposizione, la più nota è ovviamente, l’inserimento di una compressione pesante, schiacciante.

In questo modo però, molti dei suoni sgradevoli registrati per sbaglio o causati da piccoli errori di produzione, tenderanno a risaltare di più.

Nella musica Dance, questo espediente della compressione pesante è facilmente udibile. Questo è il motivo principale per cui, la maggior parte delle canzoni EDM, sono costituite da pochi suoni ben lavorati, che vengono successivamente portati a volumi molto elevati.

Il processo di Mastering vero e proprio

Come ho già detto in precedenza, nessun Mastering segue sempre la stessa scaletta tecnica, ogni brano andrà lavorato in modo differente.

Tuttavia, per avere un’idea generale di come si svolge un processo di Mastering possiamo fare una suddivisione delle fasi più importanti che, sebbene vengano gestite in modo differente, sono più o meno comuni a tutti i Mastering.

  • Partire da un buon Mix
  • Se si tratta di un album, scegliere la sequenza delle tracce
  • Equalizzazione finalizzata all’attenuazione di fenomeni sgradevoli e enfatizzazione di quelli caratterizzanti
  • Applicazione dei processori di dinamica, principalmente per ottenere un volume omogeneo fra tutti i brani presenti in un album o, se si tratta di una singola traccia, per ottenere una dinamica controllata durante tutta l’esecuzione del brano
  • Applicazione del Limiter. Sebbene possa rientrare nei processori di dinamica, considero l’uso del Limiter una fase a se in quanto sarà il momento decisivo che deciderà il volume globale di uscita del prodotto.

Questo è più o meno quello che accada in tutti i Mastering.

Bisogna tuttavia considerare che gli equalizzatori impiegati per questa fase, così come i processori di dinamica, sono strumenti specifici che servono unicamente a questo scopo (nel caso dei software invece, è facile trovare un compressore adatto sia al Mix che al Mastering).

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Gli Strumenti del Mastering

Come ho già detto ovviamente ci sono equalizzatori e compressori, così come i limiter, specifici per il mastering.

Gli EQ per il Mastering di solito sono dotati di controlli molto precisi sugli estremi di banda ad esempio. Un compressore che si presta molto per la fase di Mastering potrebbe essere un Opto Compressor (un compressore ottico). Tuttavia, non essendoci delle vere e proprie regole nel campo musicale, ogni strumento può avere un risvolto creativo inaspettato.

Oggi, esistono software che si prefiggono l’obiettivo di contenere tutto il necessario per effettuare Mastering di qualità, in qualche caso addirittura svolgono loro l’intero processo!

Un valido esempio di questo tipo di software è rappresentato dal famoso Ozone 9 di iZotope Inc.

La Mastering suite per eccellenza, OZONE 9
Una piccola panoramica del famoso OZONE 9 by iZotope Inc.

Si tratta di un plugin davvero unico che mette insieme i diversi strumenti (EQ, compressori, stereo imager, exciter, limiter, ecc.) e fa in modo che questi collaborino fra di loro alla perfezione.

Esiste perfino una modalità denominata Mastering Assistant che, una volta messo in play il brano, valuterà tutti gli strumenti e le regolazioni più indicate per quel tipo di prodotto, restituendo un risultato di qualità talmente sorprendente che è difficile accettare sia stato fatto da un semplice plugin in pochi secondi.

Ovviamente, non basta possedere strumenti così potenti per ottenere degli ottimi risultati, alla fine il vero valore aggiunto lo darà sempre il Sound Designer che lavorerà al progetto.

Ma sicuramente facilitano molto il lavoro!

Le caratteristiche di un Mastering

Sono davvero innumerevoli i fattori su cui un buon Sound Designer si dovrà interfacciare per ottenere un prodotto di qualità, alcuni di questi sono:

  • Presenza. Si tratta della sensazione psicoacustica per la quale gli strumenti che compongono il brano vengono percepiti vicini, tutti nello stesso ambiente e con un suono definito. Il poco riverbero degli strumenti e l’enfatizzazione di frequenze intorno ai 5kHz (le frequenze meglio percepite dagli esseri umani) daranno questo effetto.
  • Immagine Stereo e Spazialità. Essendo spesso in contrasto con la frequenza questa caratteristica è molto difficile da gestire con cura. La spazialità si occupa di distribuire i suoni sull’immagine stereo, regalando una sensazione di ambiente e aria intorno all’ascoltatore. bisogna decidere con cura a quali strumenti affidare la spazialità e quali la presenza. Spesso gli strumenti che compongono le melodie principali si occupano della presenza, i suoni come pad, violini e generalmente tappeti sonori, sono invece dedicati alla sensazione di spazio.
  • Transienti Definiti. L’attacco dei suoni che danno ritmica alla traccia dovrebbero avere transienti definiti, determinati da un attacco rapido e preciso. In questo modo si avrà la sensazione di un groove più “incollato” e il risultato sarà una sezione ritmica più coinvolgente.
  • Cassa e Basso. Sono strumenti difficili da lavorare, specialmente perché si trovano entrambi vicini all’estremo di banda relativo alle basse frequenze. Sono anche gli unici due strumenti che dovrebbero sempre essere utilizzati in modalità mono. Intanto per dare realismo alla traccia, e sicuramente perché sarà più facile lavorarli.
  • Dinamica Ampia ma Controllata. La dinamica di un brano non dovrebbe mai essere schiacciata completamente tramite l’uso di compressori. Questo darà un risultato poco coinvolgente, risulterà piatto e i suoni saranno sgradevoli. È necessario impiegare i processori di dinamica con il fine di limitare escursioni dinamiche che potrebbero causare spiacevoli distorsioni o in generale inficiare la qualità del brano.
  • Distorsioni e Saturazioni controllate. In molti generi vengono usati processori che aggiungono ai diversi suoni piacevoli distorsioni e saturazioni. Non bisogna mai esagerare nell’utilizzo di questi strumenti, soprattutto se si prevede di fare un Mastering che, inevitabilmente, alzerà il volume generale del brano rendendo quelle che prima erano piacevoli distorsioni in qualcosa di veramente sgradevole.

Queste sono solo alcune delle molte caratteristiche che identificano il processo di Mastering. Come già detto, creare un elenco completo e perfetto è impossibile proprio perché ogni Mastering va adattato al brano a cui lo si sta applicando.

Concludiamo

Con questo articolo ho voluto fare chiarezza su uno degli argomenti più oscuri della produzione musicale.

Nonostante sia un processo ormai fondamentale per ogni genere di prodotto multimediale, difficilmente gli viene riconosciuto il giusto valore.

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