Stereo Image: 10 Tecniche per “ingrandire” i tuoi mix

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Con il termine Stereo Image ci si riferisce all’ampiezza dell’immagine stereo, ovvero la posizione in cui vengono percepiti gli strumenti dall’ascoltatore.

Se ti è capitato di andare a vedere un concerto dal vivo, avrai notato che i musicisti sono disposti sul palco in un modo ben preciso.

Questo perché sfruttare la posizione degli strumenti in base alle loro caratteristiche rende l’ascolto più gradevole e coinvolge maggiormente chi ascolta.

Quando si mixa un brano si cerca di riprodurre questo effetto, questo coinvolgimento, tramite diverse tecniche dette di Stereo Imaging.

Prima di passare alle tecniche vere e proprie tuttavia, sarà meglio chiarire alcuni concetti di base che ti aiuteranno a comprendere al meglio l’enorme potenziale di questo meraviglioso artificio.

La Dimensione del Mix

L’obiettivo della Stereo Image è quello di dare all’ascoltatore la sensazione di trovarsi proprio di fronte ai musicisti.

Per ricreare questo effetto all’interno del tuo mix dovrai trattare le tracce in modo che sembrino disposte all’interno di un’ambiente.

Per farlo, dovrai tenere conto di questi 3 parametri fondamentali:

  • Larghezza
  • Altezza
  • Profondità

La Larghezza si occupa della distribuzione dei tuoi strumenti sui canali Left e Right.

È ottenibile grazie al Panning, funzione inclusa di default su tutti i sequencer professionali.

Ma non solo, esistono moltissimi strumenti che si occupano di “allargare” l’immagine stereo e spalmarla fra i due canali. Inoltre avrai a disposizione numerose tecniche di psicoacustica che ti aiuteranno a ottimizzare il tuo risultato, non solo dando una maggior sensazione di larghezza del suono, ma aggiungendo anche corpo e colore.

L’Altezza invece è molto legata alle frequenze, in special modo alle alte.

Per gestire questa componente dovrai ottenere un buon bilanciamento dei suoni tramite l’uso di EQ e, laddove necessario, di compressori, che ti aiuteranno a far emergere maggiormente suoni che altrimenti rimarrebbero “sepolti” all’interno del tuo mix.

Infine, la Profondità, che, come abbiamo visto negli articoli precedenti (Riverbero Audio e Come UsarloDelay Audio e Come Usarlo) si ottiene tramite il sapiente utilizzo di plugin di riverberazione e l’introduzione di delay non troppo accentuati.

La perfetta gestione di questi parametri, più l’utilizzo di strumenti specifici ti darà la possibilità di ottenere un suono più ampio nello spazio e di avere una maggiore pulizia all’interno del tuo mix.

Questo perché se ogni suono occupa un suo spazio preciso, sia a livello di frequenza sia a livello di immagine stereo, sarà più facile individuare i diversi strumenti e sarà possibile seguire l’esecuzione di un dato strumento senza alcun disturbo dovuto a effetti di mascheramento.

Effetto di Mascheramento

L”Effetto di Mascheramento è l’effetto per il quale segnali ad alto volume rendono non percepibili segnali ad un volume inferiore.

Questo effetto si manifesta maggiormente quando i due suoni in questione (il suono mascherato e il suono mascherante) si trovano vicini in frequenza.

Ad esempio, un suono molto forte nella fascia dei 5kHz maschererà facilmente un suono più basso che si trovi in una fascia di 4kHz, ma non intaccherà i suoni che si trovano a frequenze più basse come 1kHz.

Tuttavia dovrai prestare attenzione anche alle armoniche del suono mascherante, poiché se questi sviluppa forti armoniche anche in fasce più basse (o più alte) potrebbe inficiare anche suoni che si trovino in frequenze lontane rispetto alla fondamentale.

Per evitare l’effetto di mascheramento, dunque, si rende necessaria una buona equalizzazione dei suoni, cercando di dar loro il proprio range in frequenza (possibilmente intorno alla fondamentale) e facendo in modo che ogni suono non vada ad intralciare il suo vicino più prossimo.

Questo non vuol dire applicare violente equalizzazioni tagliando intere bande di frequenza. Ti basterà livellare a dovere le diverse frequenze laddove necessario (senza tuttavia rimuoverle del tutto) in questo modo non rischierai di avere suoni sottili che risulterebbero scarni e poco gradevoli.

Fase e Controfase

Quando lavori sulla Stereo Image di un mix, dovrai prestare molta attenzione alla fase e alla controfase.

Quando due suoni hanno forme d’onda uguali o molto simili, se suonano insieme, si verificheranno quasi indubbiamente fenomeni di controfase.

Per rendere più chiaro l’argomento ti mostrerò come questo avviene su forme d’onda sinusoidali (suono puro).

Le onde periodiche sono costituite da cicli, cioè da fenomeni che si ripetono uguali a se stessi con un ritmo regolare, per l’esattezza da compressioni e rarefazioni.

Il ciclo di un’onda può iniziare in qualunque punto della forma d’onda e viene misurato in gradi (°).

Stereo Image: I cicli di un'onda sinusoidale
I Cicli di un’Onda Sinusoidale

Se due forme d’onda uguali (con la stessa frequenza e ampiezza) e con lo stesso punto di inizio del proprio ciclo (ipotizziamo a 0°) suonano contemporaneamente (quindi si sovrappongono) si dice che il suono è in fase.

Questo comporta la generazione di un’onda sonora che avrà la stessa frequenza, fase e forma delle due che l’hanno generata, ma avrà un ampiezza doppia rispetto alle stesse.

Al contrario, se le due onde generanti iniziano i loro cicli in punti rispettivamente diversi (ipotizziamo che la prima inizi il proprio ciclo a 0° e la seconda a 180°) si dice che il suono è in controfase.

il risultato sarà un’assoluta cancellazione del suono.

In queste figure puoi vedere come questo accada.

Stereo Image: la fase di un'onda
Stereo Image: la controfase di un'onda

Questo caso che ti ho mostrato è molto estremo, ed è improbabile che accada esattamente così nel tuo mix, ma, suoni con frequenze molto simili che generano forme d’onda simili potrebbero causare uno sfasamento che di conseguenza porterà ad un’alterazione di entrambi i suoni, di solito percepita come un abbassamento del volume.

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Adesso che ti ho mostrato quali saranno i principali “nemici” da tenere d’occhio durante la creazione della tua Stereo Image possiamo procedere e analizzare le tecniche per ottenere un’immagine stereo ampia e priva di fastidiose problematiche che potrebbero intaccare il mix generale del tuo brano.

1 – Equalizzare

Una volta scelti i suoni e le parti dei singoli strumenti, e dopo aver livellato a dovere i singoli volumi potrai passare all’equalizzazione.

L’equalizzazione ti darà la possibilità di definire l’altezza dei singoli suoni sullo spettro udibile (20Hz – 20kHz).

Con una corretta equalizzazione non solo otterrai una maggiore definizione dei singoli suoni, ma avrai la possibilità, successivamente, di posizionarli in base al loro contenuto armonico.

Le alte frequenze vengono spesso impiegate per dare alla Stereo Image una maggiore larghezza (si dice che un suono viene spostato sul “Side” della tua immagine stereo), mentre le basse frequenze saranno il punto di riferimento che distinguerà il centro del tuo brano (ovvero il Mid).

Molti equalizzatori dispongono di una modalità Mid/Side che ti permette di equalizzare i suoni differentemente fra il Mid e il Side del mix stesso.

Grazie a questo tipo di EQ potrai decidere quali frequenze dovranno occupare il Mid, ovvero il centro del tuo mix, e quali il Side, ovvero i lati.

Percependo una diversa equalizzazione delle diverse parti, il nostro cervello avrà la sensazione che i suoni siano più larghi e distribuiti su tutta l’immagine stereo.

Fin dalla nascita del vinile e della stereofonia, le basse frequenze hanno sempre occupato la parte centrale dei mix, questo sarà un ottimo punto di partenza per equalizzare al meglio il tuo brano e ti servirà come riferimento futuro.

Se applicherai la corretta equalizzazione potrai evitare il tanto temuto effetto di mascheramento.

2 – Il Mix in Mono

No, non ti sto per dire di fare l’intero mix in modalità mono, non avrebbe senso dal momento che oggi la maggior parte degli ascolti sono stereofonici.

Tuttavia dovrai sempre controllare che, ponendo il mix intero in modalità mono, tutti gli strumenti siano presenti.

Questo piccolo stratagemma ti permetterà di verificare che non ci siano problemi di fase all’interno del tuo mix e, qualora ce ne fossero, saprai su quale strumento intervenire.

Una volta individuati i suoni che creano la controfase potrai adoperarti affinché le forme d’onda degli stessi siano leggermente differenti.

Ti basterà aggiungere una rapida e non invasiva saturazione, o un leggero delay, addirittura potresti tornare sul tuo EQ e provare a dare una diversa equalizzazione lasciando spazi differenti ai due suoni.

Dovrai verificare spesso il tuo mix in modalità monofonica, quindi ti suggerisco di applicare sul mix un plugin che ti permetta velocemente di switchare da mono a stereo.

In questo modo potrai verificare velocemente e senza distrarti dal tuo lavoro. Ricorda sempre di bypassare lo strumento se non ti serve.

Ricorda, se un mix suona bene in mono, e se puoi sentire distintamente tutti i tuoi strumenti, sarai molto avvantaggiato quando dovrai distribuirli sul panorama stereo.

3 – Il Panning

Nei sequencer professionali, come ad esempio Ableton Live, ogni canale disporrà del controllo di Pan.

Si tratta di un controllo che ti permetterà di muovere il tuo suono a sinistra o a destra sulla tua immagine stereo.

Il Pan agisce tramite la riduzione del volume di uno dei due canali in favore dell’altro simulando a tutti gli effetti il comportamento del nostro udito di fronte ad una sorgente sonora.

Se disponessimo di un solo orecchio non saremmo capaci di distinguere la provenienza di un suono. Ma per fortuna ne abbiamo due!

Ipotizzando che un suono provenga dalla nostra destra, il primo ad udire l’arrivo dell’onda sonora sarà l’orecchio destro. L’orecchio sinistro invece, percepirà le riflessioni del suono che rimbalza sulla parete alla nostra sinistra.

Come sappiamo le riflessioni sono più flebili rispetto al suono diretto, e dovendo compiere un percorso più lungo (rimbalzare sulla parete e tornare indietro al nostro orecchio sinistro) arriverà leggermente in ritardo.

In questo modo il nostro cervello può elaborare la provenienza del suono basandosi principalmente sulla differente intensità del suono fra le orecchie e i differenti tempi di arrivo.

Questo ti aiuta a comprendere meglio in che modo lavori il controllo del Pan, in realtà non stai muovendo il suono, ma stai effettuando delle variazioni di volume e di conseguenza stai “ingannando” il tuo cervello e quello dell’ascoltatore.

La tecnica del panning ti servirà per una prima distribuzione degli strumenti nello spazio, ad esempio, potrai programmare il Pan sul canale sinistro per i violini e sul destro per le chitarre, in questo modo l’ascoltatore avrà una percezione maggiore dello spazio in cui questi strumenti suonano e che posto occupino all’interno dello stesso.

4 – Duplicare le Tracce, un classico senza tempo

Una delle tecniche più utilizzate dai fonici di mix fin dalla nascita dell’immagine stereofonica.

Consiste nel duplicare due tracce che abbiano più o meno gli stessi contenuti armonici per poi spostarli rispettivamente uno a sinistra ed uno a destra.

Durante la registrazione di una chitarra, ad esempio, puoi chiedere al tuo chitarrista di eseguire la parte due volte. In nessun caso il risultato della registrazione sarà uguale.

Grazie a queste lievi differenze potrai pannare le due registrazioni una a sinistra ed una a destra senza che queste ti creino problemi di fase.

Il risultato è la percezione di un suono più largo e ampio.

Nel caso in cui, invece, la parte da doppiare non sia registrata live, potrai comunque ottenere questo effetto semplicemente duplicando la traccia che vuoi allargare e rendendo la sua copia leggermente diversa grazie all’introduzione di piccoli cambiamenti, ad esempio una saturazione o un leggero ritardo e successivamente pannarle ai lati opposti dell’immagine stereo.

Ricorda sempre di equalizzare adeguatamente per evitare effetti di mascheramento.

5 – Il Microshifting

Questa tecnica viene particolarmente usata per le voci.

Consiste nel creare due copie del suono originale, successivamente, grazie ad un plugin di pitch shift o tramite il sequencer stesso, potrai applicare un leggero cambio di pitch delle due copie senza tuttavia alterarne la tonalità complessiva (di solito su un pitch shifter troverai due controlli, uno per spostare la tonalità di semitono in semitono, ed una che invece agisce sui centesimi di pitch).

Una volta aggiunto l’effetto di pitch, ti basterà spostare una delle due copie sul canale sinistro e l’altra sul destro, lasciando proprio al centro la traccia originale.

in questo modo darai al suono una maggiore larghezza.

Se invece andrai ad agire, sempre con il pitch shifter, sui semitoni delle tracce, una volta volta posizionate queste creeranno un effetto Chorus.

6 – Trova il Tuo Suono Principale

Il suono principale del tuo brano, sia esso un synth, una chitarra o un piano forte, dovrà essere quello maggiormente udibile.

Per ottenere questo risultato, ti basterà fare in modo che questo occupi la frequenza in cui l’orecchio umano e maggiormente sensibile, ovvero tra i 1kHz e i 5kHz.

Perché proprio questa frequenza? Come sappiamo l’essere umano è un essere sociale.

L’evoluzione ha portato ad una maggiore sensibilizzazione in questo range di frequenze poiché è proprio quello in cui si sviluppano la maggior parte delle voci.

In questo modo ci si può focalizzare maggiormente sulla comunicazione per avvertirsi reciprocamente di pericoli imminenti o per organizzare una battuta di caccia.

Ancora oggi ci portiamo dietro questo retaggio e i sound designer e produttori musicali lo sfruttano appieno.

Ad esempio, nei film horror, il suono angosciante e crescente che precede l’apparizione del mostro si muove proprio in questo range di frequenze.

Dunque, il tuo suono principale sarà quello intorno a cui si muoveranno tutti gli altri suoni che, non essendo principali, saranno utilizzati per creare la larghezza dell’immagine stereofonica.

Questo non vuol dire che il tuo suono focus dovrà essere monofonico, tuttavia, ricorda sempre che, maggiore è l’apertura stereofonica di un suono minore sarà l’impatto sull’ascoltatore che interpreterà il suono come “ambientale”.

7 – Plugin per Stereo Image

Sul mercato sono disponibili tantissimi plugin che ti aiuteranno a realizzare un’immagine stereofonica più definita.

I più professionali dispongono spesso di uno stereo analyzer che ti permetterà di visualizzare graficamente il contenuto stereofonico all’interno del tuo mix.

Grazie allo stereo analyzer potrai anche verificare eventuali problemi di fase.

Questi plugin sono molto utili per la creazione di ambienti se portati al limite su suoni come i pad (presta sempre attenzione alla fase) e sono altrettanto utili quando devi definire il punto esatto di provenienza di un suono.

Di solito dispongono di controlli intuitivi e veloci che conferiscono ai tuoi suoni un’ottima definizione, tuttavia ti conviene sempre dosarli a dovere, ricorda sempre che l’immagine stereo è molto delicata e i problemi di mascheramento e di fase sono sempre in agguato.

Stereo Image di vengeance sound
Lo stereo analyzer proposto da Vengeance Sound

8 – Riverberi e Delay nella Stereo Image

Fino ad ora abbiamo analizzato lo spostamento dei suoni in larghezza, ovvero da sinistra a destra.

Ma come ti dicevo all’inizio esiste anche la profondità che viene percepita come la lontananza dei suoni.

Per creare profondità all’interno dei tuo mix, una volta equalizzati i suoni e definito la loro posizione nello spazio, potrai applicare i plugin di riverbero e quelli di delay.

I plugin di riverbero si occupano di riprodurre l’ambiente (room, hall, arena, ecc.) in cui suonano i tuoi strumenti.

Quelli di Delay invece, introducendo dei piccoli ritardi (compresi fra i 15ms e i 35ms) danno la sensazione di un effetto di eco.

Il sapiente utilizzo di questi due differenti plugin dona maggiore profondità e credibilità ai tuoi mix, dando all’ascoltatore la sensazione di trovarsi nella stessa stanza dei musicisti.

Una tecnica molto utilizzata, grazie ai plugin di Delay, è l’effetto Haas.

Questa semplice tecnica, spesso usata sui vocali, prevede la duplicazione del suono che si desidera ingrandire. Sulla copia della traccia applica un delay con un ritardo che sia inferiore ai 40ms, poi distribuisci le due tracce rispettivamente a sinistra e a destra.

Sempre grazie alla psicoacustica, il nostro cervello non distinguerà due suoni distinti (a patto che il delay non sia maggiore di 40ms) ma ne percepirà uno molto grande.

Tuttavia, questa tecnica porta inevitabilmente a problemi di fase. In tal caso ti basterà creare una terza copia del suono e posizionarla al centro del mix, in questo modo, anche quando ascolterai il tuo mix in monofonia non perderai nessuna delle componenti.

Per approfondire l’uso di questi meravigliosi plugin dai mille (e anche più) utilizzi vedi anche: Riverbero Audio e Come Usarlo e Delay Audio e Come Usarlo.

9 – Usa le tracce di Ritorno

Ricorda sempre che le tracce di ritorno saranno delle buone alleate durante tutta la fase di mix, specialmente se si tratta della creazione della Stereo Image.

Potrai utilizzarle per applicare gli effetti di Riverbero e Delay senza tuttavia perdere il segnale originale. Ma non solo!

Potresti anche applicare su una di essere un plugin predisposto per la Stereo Image, in questo modo, mandando parte del segnale originale alla tua traccia di ritorno, otterrai un suono ampio che comunque non perde il suo focus.

Particolarmente indicata per il tuo suono principale, questa tecnica può avere risvolti creativi molto interessanti.

10 – Rendi il tutto dinamico

In un ambiente riverberante, come può essere una stanza ad esempio, i suoni non si ripetono mai perfettamente uguali.

Sono molti i fattori che influenzano la dinamica di una stanza, i mobili al suo interno, il numero di persone, i tappeti, i materiali di cui è costruita, ecc.

Per ottenere una maggiore credibilità potrebbe essere utile applicare delle automazioni ai tuo delay, o aggiungere effetti di auto panning (quindi che. si muovano nel tempo).

Inoltre potresti fare in modo che il tuo suono principale parta ad un volume ridotto durante le strofe per poi esplodere nel ritornello applicando un’automazione di volume o magari un filtro.

Prova anche ad applicare un’automazione sul riverbero del tuo suono principale, in questo modo sembrerà che il tuo suono arrivi da lontano per poi dare il massimo durante il ritornello.

Ci sono molti modi di sfruttare le automazioni sulla Stereo Image, in questo modo non solo renderai meno statico il tuo mix, ma l’ascoltatore sarà più coinvolto emotivamente sentendosi al centro dell’azione.

Concludiamo

La Stereo Image è una delle parti più importanti del mix, dà un notevole valore aggiunto e, se ben organizzato, può davvero regalare forti emozioni all’ascoltatore.

Come sempre, l’importante e non esagerare.

Presta sempre attenzione al mascheramento e alla fase e vedrai che i tuoi mix suoneranno più “grandi” e avranno un impatto maggiore.

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